FRANCHISING ? no, grazie !

Per un’artigiana del gelato come me, quella triste  bolla speculativa che  molti si ostinano a chiamare teneramente franchising rappresenta un’inaccettabile follia commerciale.

Non ci si stupisca del fatto che le sue origini risiedano negli Stati Uniti d’America, patria di tanto e tanto movimento speculativo  fine a se stesso, senza professionalitá, senza mestiere e, naturalmente, senza la benché minima etica.

E non appaia strano neanche il fatto che i franchisings in generale non funzionino affatto  – se non, almeno inizialmente, per le aziende che li offrono – in quanto – e parlo specialmente per il mondo della gelateria –  prima o poi i nodi della mancanza di professionalitá vengono a pettine – anzi, direi piú prima che poi.

A cosa si deve lo sviluppo e la diffusione di questa formula dove il pressappochismo  e il dilettantismo nel lavoro la fanno da padroni ?

Nessuna persona di buon senso  si affiderebbe mai ad un cantastorie che sostiene che si impara a fare il gelato in 2 giorni o , peggio , che non é necessario affatto saper fare il gelato e conoscere il mestiere per iniziare un business di gelateria , visto che il  PACCO del franchising include tutto :

dalla eventuale riforma del locale ,  alle macchine, al personale,  agli arredi, al nome dell’azienda, all’immagine commerciale stereotipata, allo stesso gelato – industriale – etc….

ed hanno perfino la sfacciataggine di chiamare i propri negozi  gelateria  artigianale !!!

L’aspirante investitore – che , diciamolo chiaramente , non sará MAI e poi MAI un VERO artigiano del gelato – deve solo tirar furi i soldi – tanti – e a tutto il resto pensa il franchising

ECCOME !!!

Devo peró dire che una parte di responsabilitá in tutto questo papocchio ce l’hanno anche le persone che , senza  arte ne’ parte, si affacciano al mondo per loro nuovo della gelateria con solo  dei soldi da investire, ma del tutto privi di quel pizzico di umiltá che gli dovrebbe imporre quantomeno cautela  prima di lanciarsi all’avventura in un universo per loro assolutamente sconosciuto.

Queste persone dovrebbero come minimo sapere che il sistema franchising é l’esatto opposto dell’artigianalitá del gelato; infatti l’industria dell’ice cream ha inventato il franchising con l’unico scopo di uscire dal ghetto supermercati –  ristoranti , dove i veri , grandi e irripetibili gelatai del passato prossimo avevano relegato il gelato industriale a partire dagli anni 70.

L’idea creativa del franchising é geniale: dopo tanti fallimenti, commerciali, é molto meglio scaricare tutto il rischio imprenditoriale sull’utente finale – cioé l’investitore, per captare il quale ci si rivolge a lui definendolo socio – ma socio di cosa ?

se l’attivitá , come spesso succede, va male, chi fallisce non é certo il franchising , ma é solo ed esclusivamente lui, il  cosiddetto socio!

Le formule di franchising offerte, assumono le piú fantasiose e svariate forme , ma tutte , inevitabilmente, giocano a favore dell’offerta:

c’é il franchising che , a carissimo prezzo, offre al cliente  solo il proprio inflazionatissimo nome, una vetrina , un arredamento stereotipato, una cella di conservazione per le riserve di gelato e , naturalmente , il proprio prodotto industriale.

Poi c’é il franchising finto – artigianale che, oltre a quello, ti fá credere di insegnarti a fare il gelato per venderti anche , naturalmente  a caro prezzo, le macchine di produzione e cosí  si compiace di speculare persino sulla vendita di tutte le polveri e pappette industriali , dalle quali potrá solo uscire un prodotto clonico, mediocre e insipido.

Perché assistiamo a tanto sfregio della professionalitá dei gelatai veri  e anche al fiero disprezzo dell’ altrui denaro?

Ma perché il mondo é quello che é : tanta, troppa,  gente é ossessionata dall’obiettivo  di far soldi , soldi, soldi e , cosa molto piú grave , ammira e invidia chiunque sembra che faccia davvero i soldi e sempre piú soldi, non importa come.

Questo nefasto modo di pensare comporta che i poveri – ma non tanto – aspiranti proprietari di una o piú gelaterie in franchising si espongano automaticamente ad essere pú o meno facilmente abbindolati e convinti che basti avere alle spalle una multinazionale dell’ice cream per potersi  improvvisare gelataio.

Quando leggo le previsioni di presunti fatturati iperbolici e irrealistici nelle brochures di certi franchising marpioni, mi rovescio per terra dalle risate, almeno finché non vedo i rispettivi negozi in franchising che chiudono mestamente spesso dopo solo un paio di stagioni, con gravi e spesso irrecuperabili perdite economiche – beninteso quelle dell’affiliato, naturalmente  solo quelle dell’affiliato .

A proposito: le cifre richieste per la messa sú di queste pseudo – gelaterie in franchising sono tutt’altro che bruscolini; si vá da un minimo di 100 mila euro , fino a valori che possono raggiungere e perfino superare tranquillamente i 250 mila euro;

ma non basta: c’é anche da pagare un canone di entrata di almeno 10 mila euro , spesso anche 15 mila euro l’anno , per un periodo minimo di 6 anni, ma che generalmente é di un decennio, oltre ad una percentuale come royalty, questa sí, sempre di ben 10 anni suonati.

Per non spaventare piú di tanto il cliente, gli si mettono sotto il naso le infinite ricerche di mercato – di parte – che dimostrerebbero – il condizionale é sempre d’obbligo – che i suddetti roboanti fatturati sono perfettamente alla portata dell’esercizio ,  con la  conseguente ammortizzazione dell’investimento effettuato in tempi rapidissimi…

nemmeno una parola , invece, sulla formazione, quella vera , dell’aspirante gelataio, unica possibilitá di sopravvivenza nel mondo ormai estremamente – perfino troppo – concorrenziale della gelateria.

Quale subdoli metodi usano le ditte di franchising per attirare a sé i potenziali clienti ?

É presto detto: quando scelgono un terreno di conquista, iniziano con l’aprire essi stessi un esercizio commerciale – pilota , naturamente in un punto centralissimo e di gran passaggio della cittá e simultaneamente cominciano a farsi una gran pubblicitá in loco e su tutti i mass-media.

I potenziali aspiranti clienti del franchising vedono  l’inevitabile movimento intorno all’esercizio commerciale – ma non necessariamente DENTRO lo stesso –  cosicché, non essendo esperti del settore, sono indotti a pensare che il tutto sia un risibile gioco da ragazzi , al punto tale da cadere facilmente in trappola.

A mio parere , un siffatto specchietto per le allodole rischia di funzionare solo attraverso il meccanismo psicologico del desiderio umano di emulare l’illusione di successo commerciale che il franchising sembra cosí ben rappresentare:

solo in seguito si scoprirano, per esempio,  i punti deboli delle zone ad alta densitá commerciale, primo fra tutti il prezzo proibitivo degli affitti, la dipendenza assoluta dal capriccioso flusso turistico e dalla ingente  concorrenza limitrofa, le limitazioni di orario commerciale, i difetti strutturali e funzionali degli antichi e spesso malandati locali del centro, l’ambiente serale e notturno generalmente tutt’altro che raccomandabile , etc.etc.

Per non parlare degli effetti fatali della incompetenza professionale sulle possibilitá di persistenza in un mercato ormai pletorico, in tutti i sensi  e dove solo la qualitá del prodotto ha la  possibilitá di resistere e trionfare, etc.ect.

Tutto questo e molto altro ancora, rappresenta un handicap spesso insuperabile, ma che si sarebbe potuto evitare facilmente affidandosi alle mani esperte di chi questo mestiere lo ha fatto davvero e con successo per molti, molti anni …

e cioé, affidandosi a  chi ?

Beh, non certo alle multinazionali del gelato che, dopo aver inondato il mondo di blocchi di ghiaccio colorato, hanno solo pensato a riciclarsi utilizzando  questo nuovo sistema speculativo a danno esclusivo dell’ultimo anello della catena: l’incolpevole –  ma non troppo – investitore in gelato.

  1. remoreis
    30 May 2010 a las 12:08

    ciao rheja,
    hai detto tante cose giuste eil fatto di questa ossessione di fare soldi e il pensare che altri facciano i soldi senza tanto sforzo,questo penso sia sacrosantemente vero.Hai fatto centro mi domando come i vari paciugo e compagni si sfregino di un aqualita che non hanno lèsperienza.O non conta nulla aver sgobbato per 40 anni e sopportato bello e brutto tempo e interminabili con il personale.
    Ti saluto Remor

  2. 30 May 2010 a las 19:46

    grazie remoreis ,

    comunque …ride ben chi ride ultimo..e saremo noi e non loro a ridere , vedrai.

    saluti

  3. 27 abril 2011 a las 08:32

    Encontre tu pagina en google y tengo que decir que me encanta. Continua haciendo el buen trabajo

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